A poche ore dall’inizio dell’inverno dal punto di
vista astronomico (con il solstizio del 21 dicembre), la neve ha fatto la sua comparsa fino al
fondovalle; pochi centimetri, a tutte le quote, che però hanno dato un tocco invernale
al panorama delle nostre valli
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Vista sulla città di Trento dopo la nevicata del 20 dicembre 2018 |
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Trento - piazza Dante, 20 dicembre 2018 - ore 8.30 |
La precipitazione è stata molto breve, si è esaurita nel
corso della notte e già nella mattinata le nuvole hanno lasciato il posto al
sole, specie in montagna, come evidenziato dalle immagini riprese ad alta quota.
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"Mare di nubi" (dalla webcam di Peio3000 - ore 11.00 del 20/12/2018) |
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"Mare di nubi" (dalla webcam del Passo Grostè - ore 11.00 del 20/12/2018) |
La situazione nivologica generale, comunque, vede
ancora una presenza molto scarsa di innevamento naturale, specie fino alle
quote intorno ai 2000-2200 metri circa. In
queste zone l’esiguo manto nevoso presente, variabile dai 10 ai 40 cm,
ha risentito in maniera significativa del freddo intenso che ha caratterizzato
questi ultimi 10 giorni. Si è infatti verificata la classica situazione da elevato gradiente termico (scarso
spessore del manto e grande differenza di temperatura tra la base e la
superficie dello stesso) con la trasformazione di gran parte della neve in
grani angolari e brina di fondo; cristalli contraddistinti da debole coesione.
Allo stato attuale la situazione non desta particolare preoccupazione, anche
perché la superficie è spesso compatta e, in alcuni casi portante, ma i problemi
potrebbero insorgere al momento della prossima nevicata con spessori
importanti. I nuovi strati potrebbero sovraccaricare un manto con debole
resistenza al taglio ed alla compressione, favorendo il distacco di grandi
valanghe spontanee.
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Profilo stratigrafico eseguito a Pampeago: i pochi cm di neve al suolo sono oramai tutti trasformati in cristalli angolari e brina di fondo |
Da non sottovalutare anche il fatto che questa “base debole”
potrebbe permanere per gran parte della stagione invernale e potrebbe diventare
nuovamente insidiosa nel momento del rialzo termico primaverile: la “storia”
del manto nevoso sul quale si scia è sempre da tenere presente nella pratica
dello sci-alpinismo!
Alle quote più elevate la situazione è un po’ diversa; gli
spessori sono più importanti, perché determinati dalle intense precipitazioni
di fine ottobre e, nelle zone glaciali, anche da episodi di fine agosto-inizio
settembre. I pochi centimetri di neve fresca poggiano, spesso, su vecchi
lastroni da vento compatti, che si stanno progressivamente saldando al manto
sottostante. La base invece è generalmente molto assestata e consolidata.
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20 dicembre 2018: poca neve fresca anche in Marmolada (foto guida alpina Antonio Bonet) |
Come evidenziato dal bollettino, la fonte di pericolo
principale è determinata proprio dalla possibilità di staccare un lastrone da
vento; la possibilità di farlo con un debole sovraccarico è limitata a canalini
e versanti particolarmente ripidi in prossimità delle creste.
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Profilo realizzato sul ghiacciaio della Presena: da evidenziare il forte gradiente termico superficiale e il test ECT, con il distacco di un sottile deposito da vento (vedi foto sotto) |