Punto della situazione a metà gennaio

La situazione meteorologica continua ad essere condizionata dalla persistenza di correnti settentrionali, che determinano abbondanti precipitazioni a nord della catena alpina (vedi la situazione nivologica del Tirolo), apporti significativi di neve fresca sulla cresta di confine altoatesina e debolissime precipitazioni sul nostro territorio.

Innevamento sul gruppo del Brenta 
(dalla webcam di Pradalago - ore 15.00 del 15/01/2019 - la Val Meledrio con la Pietra Grande)

L'ultimo episodio, tra domenica 13 e lunedì 14 gennaio, ha portato sul nostro territorio pochissimi fiocchi di neve e solo sulle zone più a nord; 5-10 cm in media, con punte leggermente superiori nella zona della Valle di Peio, accompagnate, come oramai d'abitudine in questa stagione invernale, da forti venti che hanno determinato la formazione di nuovi accumuli sulle zone di cresta e sui versanti sottovento.

Nelle ore immediatamente successive alle precipitazioni, in queste località dai versanti oltre i 2500 metri di quota, si sono staccate valanghe spontanee; i nuovi depositi eolici non sono stati probabilmente in grado di consolidarsi sulle dure croste superficiali che contraddistinguevano il vecchio manto nevoso.

Solo oltre i 2500 m di quota quindi, sempre grazie alle precipitazioni autunnali, il manto nevoso è in genere presente con continuità significative e con spessori tipici per il periodo; la neve è comunque molto trasformata e, soprattutto quando gli spessori sono molto ridotti, all'interno del manto sono spesso presenti strati deboli, determinati dal forte gradiente termico, con brine inglobate e cristalli angolari.

Profilo realizzato sul ghiacciaio della Presena, a 2700 m circa (in evidenza il forte gradiente termico e la dura crosta superficiale)


Profilo stratigrafico eseguito a Passo Valles a 2050 m circa (anche in questo caso, sottile crosta superficiale, poi strato di ghiaccio sul fondo e tutto il resto del manto oramai trasformato in cristalli angolari e brina di fondo)

Sempre attenzione nelle escursioni in quota!


Fino ai 2200m circa il pericolo continua ad essere debole (grado1); più in quota è da considerare moderato (grado 2) soprattutto a causa della presenza di accumuli di neve ventata di vecchia e nuova formazione, localizzati in prossimità di creste, conche, avvallamenti e bruschi cambi di pendenza. 

Gli accumuli rappresentano la principale fonte di pericolo perché pur essendo di piccole, o al più medie dimensioni e di spessori limitati, potrebbero comunque essere portati a rottura anche con debole sovraccarico. Solitamente sono ben individuabili, quindi è prudente evitarli ed aggirarli in sicurezza. 

Oltre al pericolo di seppellimento, che in molti punti potrebbe rimanere basso, occorre fare attenzione al pericolo di trascinamento o di caduta e scivolamento, specie sui terreni molto ripidi con presenza di croste molto dure o ghiaccio.

Nella zona prealpina situazione autunnale!


Monte Baldo

A parte isolati pendii completamente ombreggiati e localizzati nei pressi delle cime (da considerare che poche vette, in zona prealpina, superano i 2000 m di quota), o canaloni particolarmente incisi, il terreno è quasi del tutto sgombro dalla neve. Permangono per queste zone le raccomandazioni relative al pericolo di caduta sui terreni molto ripidi con presenza di ghiaccio, nel caso si volessero intraprendere escursioni in quota su percorsi tipicamente "estivi".

Dosso del Sommo (Folgaria)

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