Neve in Trentino: facciamo il punto a metà novembre

 

Neve in Trentino: facciamo il punto a metà novembre

Dolomiti di Brenta: in alto è inverno, più in basso l’autunno.

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre abbiamo avuto le prime nevicate (vedi il precedente blog del 3/11/2023) che di fatto ci hanno fatto passare di colpo da un clima quasi tardo estivo all’autunno più inoltrato, imbiancando il Trentino dai 1300-1500 m in su, ma che in quota oltre i 1800-2200 m, hanno apportato nevicate significative, mediamente dai 20 ai 50 cm, comunque sufficienti per le prime escursioni sciistiche. Oltre i 2600 m poi le nevicate sono state decisamente più abbondanti facendo di fatto partire l’inverno.

Come spesso accade specie a inizio stagione, ma non solo, questi primi periodi perturbati spesso sono caratterizzati da brusche variazioni di temperature e con venti anche forti, fenomeno dovuto in gran parte al cambio della circolazione generale a grande scala che da una tipica configurazione estiva passa ad una di stampo più invernale con flussi nordatlantici  più freddi che gradualmente si sostituiscono ai precedenti, provocano bruschi contrasti termici. Ne consegue che prima che l’atmosfera si stabilizzi con le caratteristiche dei nuovi flussi, ci siano veloci alternanze di freddo e caldo; in caso di precipitazioni il limite delle nevicate sale e scende repentinamente, episodi perturbati di stampo inverale si alternano o addirittura si mescolano a fenomeni ancora estivi come i temporali, talvolta con grandine ecc….

Infatti durante la perturbazione di inizio novembre abbiamo avuto il limite delle nevicate molto variabile con venti a tratti molto forti; tutto questo lo possiamo “leggere” nella stratigrafia e nella distribuzione del manto nevoso accumulato al suolo in quei giorni.

Nella settimana successiva, quella appena trascorsa, l’evento più significativo è stato un veloce ma comunque significativo rialzo termico e in alcuni casi anche qualche breve e apparentemente poco significativa debole pioggia fino alle quote più elevate.

Un breve episodio di pioggia fino alle quote più elevate che con il successivo rigelo si trasforma in una crosta da pioggia; se questa sarà coperta da successive nevicate potrà diventare un perfetto piano di scivolamento.

Attualmente sulle nostre montagne l’innevamento è presente in modo non sempre continuo mediamente a partire da da 1800 m, ma con spessori minimi; fra i 2000 e 2500 gli spessori sono quasi sempre continui mediamente con 20-40 cm di neve; oltre 2600-2800 m possiamo trovare anche da 70-80 a 120-140 cm di neve totale accumulata al suolo.

L’innevamento attualmente più frequente in Trentino fra i 2000 e 2500 m.

In alta quota ci sono molti accumuli da vento; il manto, prettamente di stampo invernale, non ha subito riscaldamenti significativi e presenta croste perlopiù da vento non solo superficiali ma anche al suo interno.

L’azione del vento in alta quota; qui siamo sul ghiacciaio Presena a circa 2950 m.

Fino a 2500-2600 m la neve è più trasformata e ha subito anche dei riscaldamenti significativi o episodi di pioggia; spesso il manto internamente è umido e oltre a qualche crosta da vento presenta frequenti croste da rigelo e con l’ultimo modesto episodio perturbato di questa settimana, anche croste superficiali da pioggia.

Nei giorni scorsi fino a 2500 m di quota, si sono osservati anche numerosi scivolamenti di neve bagnata e alcune valanghe di neve umida a debole coesione, ma ora il fenomeno sembra essersi esaurito.

Esposizione sud: i versanti sono stati prima interessati dal vento, poi il riscaldamento ha favorito numerosi distacchi di fondo.

La stabilità del manto nevoso fino a 2500 m generalmente è piuttosto buona e nelle situazioni morfologicamente più sfavorevoli si sono già avuti distacchi o scivolamenti; tuttavia pur con bassa probabilità, non si esclude che altri modesti episodi simili possano verificarsi spontaneamente sui pendii o canali più ripidi nelle ore di maggior riscaldamento in zone non ancora interessate da questi fenomeni.

Rilievo effettuato a Passo Paradiso a 2600 m circa fra il passo del Tonale e il ghiacciaio Presena.

Diversa la situazione in alta quota dove generalmente oltre 2500-2800 m il manto ha una struttura più stratificata con discontinuità dovuta perlopiù a croste interne e accumuli da vento. Soprattutto gli accumuli di neve ventata vanno valutati attentamente poiché nelle situazioni morfologiche più sfavorevoli potrebbero anche staccarsi con debole sovraccarico.

Rilievo e test di stabilità effettuati sul ghiacciaio Presena a 2950 m.


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